Monte Elefante (2.015) – percorso ad anello da Micigliano

Un’escursione alla scoperta di un angolo poco conosciuto dei Reatini tra boschi, pascoli d’altura e creste panoramiche; il monte Elefante (2015mt) ed un anello intorno al monte Valloni (2004mt) da Micigliano.

L’obiettivo di questa uscita consisteva nel raggiungere il monte Elefante per una via più varia ed estesa rispetto alla così detta “normale” che dal rifugio Rinaldi porta in vetta in brevissimo tempo.
E così Marina, Doriano ed io ci siamo dati appuntamento a Micigliano in una bellissima giornata di fine estate con l’obiettivo di percorrere un grande anello sul versante dei Reatini che si affaccia sulle vallate più a sud.
Dalla piazzetta d’ingresso al paese si prosegue in auto sino alla zona di pascolo in cui si trova la Fonte Regnola (1.070) punto di partenza che abbiamo scelto non conoscendo lo stato della strada bianca che dalla fonte, in una decina di chilometri circa, giunge sino alle falde del Terminillo.
Alle otto siamo in marcia sulla carrozzabile che subito si inoltra dentro ad un fitto bosco dove i primi tratti di pennellate autunnali si cominciano a distinguere nel mare di verde che ci circonda; c’è da percorrere qualche chilometro di sterrata prima di inoltrarsi nell’anfiteatro sotto al Brecciaro ma questa volta il tratto di avvicinamento non viene a noia, anzi è l’occasione per guardarsi attorno, parlare un pò  e prendere quota senza alcuna fatica.
Volendo si può risparmiare mezzo chilometro procedendo in auto fino al terzo tornante visto il buono stato del fondo; oltre non si può a meno che non si disponga di un fuoristrada e comunque un cartello di divieto di accesso intima alla sosta in quel punto.
La strada bianca procede a tornanti prima più distanziati e poi sempre più serrati sino ad arrivare alla tredicesima svolta dove sulla sinistra inizia un’evidente mulattiera sotto la boscaglia (non serve tenere il conto delle curve perché in corrispondenza di quella giusta è presente una sbarra di metallo).
A tratti sono presenti dei sentierini che consentono di tagliare qualche curva; noi li abbiamo presi al ritorno anche perché più facilmente individuabili rispetto a quando si va in salita.
Lasciata dunque la sterrata a quota 1.400 circa si entra in un bosco fitto fitto e colpisce la discontinuità rispetto al tratto di avvicinamento appena concluso; la circostanza viene esaltata da declamazioni di noi tutti inneggianti alla bellezza del luogo! Si prosegue per qualche centinaio di metri fino a sbucare su un piccolo pianoro - una sorta di belvedere - proprio in fono al grande imbuto racchiuso tra il Brecciaro ed il Ritornello: diversi sono i segni che lasciano intendere come il posto sia a buon motivo meta abituale per riti mangerecci!
Dal pianoro si continua a salire in direzione nord intuendo qualche traccia lungo i prati e i radi boschetti sino ad affacciarsi su di un fosso che porta ancora i segni di una valanga possente che si è portata giù di tutto, compresi grandi alberi con tanto di radici. A questo punto si aprono due alternative: traversare il fosso tra gli sfasciumi e riprendere la traccia di sentiero sul lato opposto che aggira il Monte Ritornello fino a raggiungerne la vetta oppure puntare dritto a nord per andare ad intercettare la cresta tra questo ed il monte Brecciaro … ovviamente abbiamo optato per la seconda!
Il percorso di salita più agevole consiste nell’infilarsi nel bosco subito al di sopra mantenendosi alla sua destra (verso il ciglio dell’ampio fosso sottostante) dove gli alberi sono abbastanza radi e si riesce a procedere senza intoppi, rimanendo ancora per un buon tratto all’ombra.
Si esce dal bosco definitivamente a quota 1.600 e si ha di fronte l’ampio anfiteatro compreso tra il Brecciaro e il Ritornello; si sale a vista scegliendo liberamente dove puntare per superare i circa trecento metri di dislivello che separano dalla cresta sovrastante.
Noi abbiamo scelto di affrontare la poco marcata spalla sud del Brecciaro e la scelta si è rivelata divertente per via del terreno piuttosto roccioso ed a tratti con pendenza tale da invitare ad aiutarsi con le mani.
Via via che si sale si apre la vista sull’ampio circo glaciale compreso tra il Valloni e l’Elefante e poi, una volta arrivati sulla cresta sommitale, si ha finalmente l’impatto visivo sulla verticalità della cresta nord-est del Monte Elefante, verticalità che Doriano ha ben sintetizzato esclamando a tale vista … però! questo Elefante mi sembra importante!
In base a quanto avevamo letto da quel punto in poi dovevano esserci una serie di passaggi delicati in quanto abbastanza esposti ed aerei, il tutto condito da roccette friabili, così che eravamo molto ansiosi di poter toccare con mano nostra la situazione.
Siamo stati subito accontentati: anzitutto una ripidissima discesa sotto al Brecciaro per arrivare ad un primo tratto di cresta stretto e dal fondo un poco sconnesso, poi un piccolo dosso su cui arrampicarsi e subito dopo un passaggio decisamente esposto!
Si tratta di una passerella di pietra liscia, stretta e con il vuoto ai due lati, da fare con concentrazione e senza esitazione. Si supera in breve, ci si volta indietro e … che emozione!
Nel complesso il tratto di cresta più intrigante - in cui è richiesta attenzione costante a come ci si muove - sarà di un paio di cento metri che si snodano tra ripidi saliscendi prima di attaccare la rampa finale di salita al Monte Elefante, anch’essa caratterizzata da un’elevata pendenza e un fondo spesso sdrucciolevole: sono cento metri di dislivello da farsi a testa bassa e … a quattro zampe.
Siamo arrivati sulla cima soddisfatti per la piccola impresa appena completata e siamo rimasti un pò a guardare i panorami all’intorno, in particolare il Terminillo che anche da qui è sempre molto bello!
Dalla cima dell’Elefante in breve si raggiunge il Valloni e da lì abbiamo individuato una via comoda per andare ad intercettare la strada bianca che riporta a Micigliano. Si può infatti scendere dal Valloni sulla spalla orientata a sud-ovest fino a quota 1.800 e poi puntare a sud fino a raggiungere la sterrata a quota 1.600 circa.
A questo punto restano un pò di chilometri per ritornare a valle; il panorama sul monte Giano e la vallata di Micigliano è visibile da diverse angolazioni anche se la sterrata sembra non finire mai … giusto verso la fine qualche scorciatoia ci consente di abbreviare i tempi!
Siamo arrivati alle auto dopo circa sette ore tra marcia e numerose soste contemplative avendo realizzato un giro di grande interesse che lascerà sicuramente dei bellissimi ricordi e, sotto sotto, l’idea di poter tornare un giorno da quelle parti.

La lunghezza dell’escursione è di circa 15 km per complessivi 1.050 metri di dislivello da superare ma, data la varietà e bellezza degli ambianti attraversati, vi assicuro che volano letteralmente via senza quasi accorgersene!